Sono un amante dell'arte
A Sexual Fantasy
Le porsi 20 euro, e lei in cambio mi restituì due tagliandi per l’ingresso al museo.
Era una donna sulla cinquantina, poche rughe sulla fronte e un piccolo neo scuro al margine delle labbra le uniche particolarità di un viso ordinario.
I primi bottoni della camicetta, aperti, lasciavano intravedere il petto abbronzato, la pelle punteggiata di lentiggini, il seno pieno.
Terminata la mostra Silvia, come faceva sempre, decise di fermarsi al bookshop a curiosare tra cataloghi e souvenir dozzinali.
Mentre osservavo il cassiere destreggiarsi tra sacchettini di plastica e placche antitaccheggio la vidi in lontananza: scrutava nella nostra direzione cercando di catturare il mio sguardo. Inclinò lentamente la testa increspando appena le labbra. Seguii il percorso tracciato dal suo capo e vidi la porta con la scritta dorata "Toilette".
Silvia annuì distrattamente quando le dissi che sarei andato un attimo al bagno.
La donna era già lì ad attendermi, con la giacca in mano. La lasciò cadere e cominciai a baciarla. Le sue mani si muovevano lungo la mia schiena mentre ansimava in modo quasi rabbioso; la lingua sapeva di sigarette al mentolo.
Qualche secondo dopo ci eravamo trascinati all’interno di un gabinetto; portò le mani ai fianchi e si tolse i pantaloni, mentre io mi liberavo dai jeans. Le afferrai le natiche e, pizzicandolo tra pollice e indice, scostai il tanga ricamato per liberare la fica umida. Quando feci per sollevarla, la donna accompagnò il gesto aggrappandosi al mio collo e incrociando le gambe dietro la mia schiena; spinsi la cappella gonfia tra le piccole labbra e avvertii il calore del suo corpo intorno al cazzo.
Accompagnava ogni mia incursione spingendo con impeto il culo contro il mio bacino, gemendo sempre più forte. Mentre esplodevo scaricandole dentro il mio seme notai che portava la fede.
Si staccò appena il mio cazzo finì di pulsare. Con un pennarello che aveva in tasca scrisse il suo numero di telefono sul palmo della mia mano, e da quel giorno ci vediamo per scopare almeno due volte a settimana.
I gave her 20 Euros, and she handed me two tickets to the museum in exchange. She was a woman in her fifties, a few wrinkles on her forehead and a small dark mole on the edge of the lips the only peculiarities of an ordinary face. The top buttons of her blouse, open, showed her tanned chest, the freckles, her solid breasts. After the exhibition Silvia, as she always did, decided to stop at the bookshop to browse through catalogs and cheap mementos. As I watched the cashier juggle plastic bags and anti-theft plates I saw the woman in the distance: peering at me trying to catch my eye. She tilted her head slowly, pursing her lips barely. I followed the path traced by her head and saw the door with the golden word “restrooms”. Silvia nodded distractedly when I told her I was going to the bathroom a moment. The woman was already there waiting for me, with the jacket in her hand. She dropped it and started to kiss me. Her hands moved down my back as she panted in an almost rabid manner; her tongue tasted of mentholated cigarettes. A few seconds later we had dragged ourselves inside a toilet; she moved her hands on her hips and took off her pants while I liberated my jeans. I grabbed her buttocks and, pinching it between thumb and forefinger, pulled back the embroidered thong to release the wet cunt. When I lifted her, the woman followed my movement clinging to my neck and crossing her legs behind my back; I pushed the swollen glans through her pussy lips and felt the warmth of her body around my cock. She accompanied my every foray pushing impetuously her ass against my pelvis, moaning louder and louder. I exploded, and while discharging my seed, I noticed that she wore a wedding ring. With a pen taken from her pocket she wrote her phone number on the palm of my hand, and from that day on we’ve been meeting to fuck twice a week at least.
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