Sogno n°1
A Sexual Fantasy
Nella mia memoria l’orgasmo più devastante deve essere ancora iscritto; nella memoria della mia vagina, forse, è stato iscritto ieri.
La perfezione non esiste; ma l’eccitazione che vive e respira con l’imperfezione è sublime.
Aveva un vestitino di cotone, chiaro, un po’ ruvido, che le saliva a metà della coscia; la carne bianca ed i pori ancora allargati dalla fresca ceretta. Unghie lunghe colore corallo.
Il mio non è un clitoride piccolo e neanche uno scherzo della natura. Ma ieri, tutti quei particolari ed una massa di capelli rossi me lo tesero all’inverosimile.
Così, quando iniziai a sfregarlo fra le mammelle piccole e preziose ed arroganti che le accostavo per stringerlo meglio, ebbi la sensazione che si fosse trasformato in un piccolo cazzo leggermente ricurvo.
Nel movimento, sentivo le mie natiche stringersi e contrarsi e sentivo le mani di lei - ah le lunghe unghie corallo! - aiutarne l’allargamento che ne seguiva fino a farmi sentire il buco del culo accarezzare la sua pancia di donna cinquantenne.
La perfezione non esiste ma l’eccitazione eccetera eccetera.
E quando, per un istante, scivolavo più giù, sentivo la dolce ruvidezza del monte di venere: depilato, così come le labbra e tutto intorno.
La mia mano, a conchiglia, era valva perfetta per la sua vulva: gonfia, turgida, fremente.
Poi risalivo su, su, fino alle mammelle e le stringevo intorno al mio cazzetto e mi sfregavo frenetica mentre le sue dita, ormai, scavavano il mio culo.
L’ orgasmo ebbe inizio e dalla mia bocca una melassa brillante e trasparente prese a colare sul suo viso: fronte, gote, labbra. Lo copriva lentamente ed impiastricciava la massa rossa dei capelli, freschi di parrucchiere.
L’ultima cosa che ricordo, prima dello svuotamento, fu un’onda lunga che seguì all’esplosione a fondere insieme tutti gli ori di quell’incontro: um… od… sap…
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