La Gente Comune pt. 2
A Sexual Fantasy
Quella sera mi hai chiesto di restare a cena con voi. Dell’amico di tua sorella non c’era traccia, e abbiamo ordinato delle pizze. Quando è arrivato il fattorino ti ho seguita alla porta e ho tirato fuori il portafogli; hai rifiutato l’offerta scostando la mia mano e dicendo che un ospite non può pagare la cena. Poco male: avevo i soldi per pagare a malapena la mia, di pizza. Seduti al tavolo della cucina, ho visto tua sorella per la prima volta. I capelli biondi erano sciolti e vagamente arruffati. Sicuramente non hai dimenticato che mentre mangiavamo ha cominciato a farmi tutte quelle domande. “Ah, tu sei il famoso compagno di cui sento sempre parlare! Vivi qui in zona?”. Le ho spiegato che abito in una casa popolare. “Davvero? E frequenti l’università?”. Le ho raccontato che faccio il cameriere per pagarmi gli studi. “Interessante! Non ho mai conosciuto un tipo come te. I tuoi genitori che fanno?”. Ho confessato che mio padre è disoccupato e mia madre fa qualche ora di pulizie, in nero. “Mi ha sempre affascinato sapere come vive la gente comune. Mi chiedo come sia fatta dentro una casa popolare; dove andate a fare spese, cosa mangiate, dove andate in vacanza…”. Le ho risposto che il caseggiato in cui vivo non è niente di speciale e che c’è un mercato proprio nella strada accanto. “Sai che ti dico? Vorrei proprio uscire con uno del genere. Sarebbe una bella ventata di aria fresca”. Tu, intanto, picchiettavi sul tavolo nervosamente, con aria imbarazzata. Studiare insieme da te è diventato un appuntamento fisso. Dicevi che non ti eri mai sentita così preparata agli esami, e che con me non ti annoiavi. Ascoltare di nascosto oltre la parete, quando tua sorella portava a casa qualcuno, era diventato il nostro piccolo segreto. Poi, però, la situazione mi è sfuggita di mano. Volevo vedere, oltre a sentire. Il vostro appartamento ormai lo conoscevo bene; sapevo che la finestra del bagno restava sempre aperta e che non sarebbe stato difficile arrampicarsi per entrare. Sapevo anche che quel giorno saresti stata impegnata tutto il pomeriggio a lezione, e tua sorella aveva annunciato più volte che sarebbe rincasata con un nuovo ragazzo. Così mi sono infilato nel suo armadio e ho richiuso le antine. Acquattato a terra, ho aperto uno spiraglio sottile così da poter osservare senza essere notato. Poco dopo ho sentito entrare tua sorella e il suo accompagnatore. “Siediti lì e guardami”. Il ragazzo si è accomodato mentre lei improvvisava uno spogliarello. Completamente nuda, si è inginocchiata ai piedi del letto. Ho avvicinato il volto all'apertura per guardare meglio la scena. Lui indossava una salopette blu da meccanico, e dalla patta aperta spuntava l'uccello eretto. Diavolo, finalmente tua sorella era riuscita a realizzare la sua fantasia; ma al posto di quello a cui stava succhiando il cazzo avrei dovuto esserci io!
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